lunedì 4 aprile 2011
Amletico chiudere o non chiudere
Mi domando se ha senso ostinarsi a tenere aperto questo blog: scrivo poco, e nessuno legge.
martedì 30 novembre 2010
TEREX!
Proseguono senza sosta le mirabolanti avventure de... ir Sindaco: http://www.loschermo.it/articoli/view/30779
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martedì 2 novembre 2010
Le ultime su... ir sindaco!
In ritardo sulla tabella aggiornamenti, ecco le novità salienti:
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lunedì 18 ottobre 2010
Mi pubblicano un libro
Habemus papam: la copertina del libro "Le avventure de... ir Sindaco e... der Baccelli", in anteprima su "LoSchermo.it". Seguiranno ulteriori comunicati.
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venerdì 3 settembre 2010
Annuncio: Il Settimo Annuncio
Il Settimo Annuncio, racconto scritto da Emiliano Galigani ed editato da Ciumeo in persona, è diventato un film. L'anteprima il 20 settembre al cinema Moderno di Lucca, ore 21.00: non mancate.
sabato 17 luglio 2010
Una grande notizia
La notizia sarebbe questa: Forte dei Marmi: niente alcool dopo le 23 .
mercoledì 7 aprile 2010
Hot rats live!
mercoledì 3 marzo 2010
Riepilogando
Una nuova infornata di Personaggi Precari pubblicati:
Pedro, Bel René, Sante, Remigio.
Le avventure de "Ir Sindaco" apparse su LoSchermo.it sono consultabili in modo organico su Ciumeo.it
La pubblicazione de "Un'imprevedibile concatenazione di eventi" prosegue a ritmo serrato sulle pagine del nostro quotidiano online preferito.
Pedro, Bel René, Sante, Remigio.
Le avventure de "Ir Sindaco" apparse su LoSchermo.it sono consultabili in modo organico su Ciumeo.it
La pubblicazione de "Un'imprevedibile concatenazione di eventi" prosegue a ritmo serrato sulle pagine del nostro quotidiano online preferito.
giovedì 17 dicembre 2009
Capitoli 51-54
La mancanza di aggiornamenti su queste pagine non sia fuorviante: "Un'imprevedibile concatenazione di eventi" prosegue a tappe forzate col profetico capitolo 51, con gli scoop del capitolo 52, con le rivelazioni dello spiritistico capitolo 53 e pure con le adunanze massoniche del decisivo capitolo 54. Ora, non dite di non sapere come impiegare il tempo libero nelle prossime vaccanze.
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martedì 17 novembre 2009
Un Volontario fatto a pezzi
Questo lo stralcio inopinatamente estrapolato/maciullato dal post-lettera "Un Volontario per Remo Santini", pubblicato da La Nazione di oggi come commento a margine di un fantomatico "sondaggio" indetto dal medesimo "quotidiano nazionale":
Nessuno avrebbe avuto nulla da eccepire di fronte a un monumento al grande, anzi grandissimo, indimenticato ed eroico trasvolatore Carlo del Prete, purché tale monumento avesse rappresentato o almeno in qualche misura ricordato almeno qualcosa del fu eroico e lucchesissimo pilota di biplani e trasvolatore d'oceani. Nessuno avrebbe mai criticato un bel biplano d'epoca posto all'ingresso della città nel giusto contesto, sono pronto a scommetterci. E anzi, collocando un bel biplano d'epoca in una zona o area più "fruibile" o "ponderata", avrebbe attratto decine di curiosi e costituito una sede ideale per lunghi dibattiti tra anziani seduti sulla panchina di un parco e manine protese di bimbi stupefatti.
Un paio di post più sotto, la versione originale del passaggio (...).
Nessuno avrebbe avuto nulla da eccepire di fronte a un monumento al grande, anzi grandissimo, indimenticato ed eroico trasvolatore Carlo del Prete, purché tale monumento avesse rappresentato o almeno in qualche misura ricordato almeno qualcosa del fu eroico e lucchesissimo pilota di biplani e trasvolatore d'oceani. Nessuno avrebbe mai criticato un bel biplano d'epoca posto all'ingresso della città nel giusto contesto, sono pronto a scommetterci. E anzi, collocando un bel biplano d'epoca in una zona o area più "fruibile" o "ponderata", avrebbe attratto decine di curiosi e costituito una sede ideale per lunghi dibattiti tra anziani seduti sulla panchina di un parco e manine protese di bimbi stupefatti.
Un paio di post più sotto, la versione originale del passaggio (...).
lunedì 16 novembre 2009
Capitolo #50
Pioggia, vento e tenebre sono i protagonisti indiscussi del cinquantesimo capitolo del temporalesco "Un'imprevedibile concatenazione di eventi".
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Un volontario per Remo Santini
Caro Remo Santini,
ho appreso con favore della sua ricerca di un "volontario" per rispondere a (mi pare) cinque quesiti "scomodi" di pubblico interesse. Alzo la mano: sono un Volontario. Mi perdoni se, in considerazione della molteplicità e della complessità dei temi sui quali sta legittimamente cercando di ottenere chiarezza, dovrò dilungarmi oltre la ragionevole misura. Non vedo altra via. Mi prenderò la libertà di rispondere (volontariamente, ovvero " a gratisse" e senza impegno) dedicando a ogni tema una specifica e per quanto possibile circostanziata indagine. Partiamo dunque dall'aeroplanino che, ogni mattina, mi ricorda in che razza di società perversa sono nato.
Comincio rigirando la questione: chi, più di Remo Santini, avrebbe la capacità (e la possibilità e i mezzi e la visibilità necessaria per rendere l'intera indagine giornalistica utile alla cittadinanza lucchese) di ripercorrere la storia del monumento in esame, e di delineare con esattezza le cause e le concause e le responsabilità individuali che, a distanza di anni, vedono l'obbrobrio ancora sotto gli occhi di tutti?
Chi altri dovrebbe rispondere a quesiti esistenziali del genere? Immagino che sarebbe sufficiente aver accesso a / frugare ne L'archivio Locale o Database de La Nazione per ritrovare nomi e cognomi e opinioni e valutazioni di aderenti, simpatizzanti, antagonisti e protagonisti che, negli anni, della controversa vicenda si sono resi partecipi. Il sottoscritto, che giornalista non è ma volenteroso Volontario sì, con gran sforzo di memoria può solo ricordare che il primo a dovere delle risposte alla cittadinanza è come sempre il cittadino stesso. Il medesimo che all'epoca scelleratamente pose Fazzi nelle condizioni di governare la città - madornale errore che, ci si augura, se la storia serve a qualcosa mai più in futuro sarà commesso - e di anteporre il patologico protagonismo fazziano al lucchesissimo buon senso.
Si badi bene. Nessuno avrebbe avuto (né avrebbe adesso) nulla da eccepire di fronte a un monumento al grande, anzi grandissimo, indimenticato ed eroico trasvolatore Carlo del Prete, protagonista di alcune delle imprese più spericolate e fuori di testa mai tentate da un lucchese ritenuto sano di mente, purché tale monumento avesse rappresentato o almeno in qualche misura ricordato - non nell'ambito di applicazione (ok: pur sempre di volo si tratta) ma nelle forme e nell'ubicazione ovvero nel messaggio veicolato da un qualsiasi monumento - almeno qualcosa del fu eroico e lucchesissimo pilota di biplani e trasvolatore d'oceani.
Ad esempio, senza voler essere a ogni costo postmoderni e creativi: nessuno avrebbe mai criticato un bel biplano d'epoca posto all'ingresso della città nel giusto contesto. Sono pronto a scommetterci volontariamente gli attributi. E anzi, collocando un bel biplano d'epoca in una zona o area più - come dire - "fruibile" o "ponderata" Fazzi avrebbe attratto decine di curiosi e costituito una sede ideale per lunghi dibattiti tra anziani seduti sulla panchina di un parco e manine protese di bimbi stupefatti, che di questo misterioso Carlo del Prete avrebbero certamente gradito e preteso a gran voce notizie, favole e leggende. Proprio in un'area, quella di San Concordio, che del disastroso sviluppo urbanistico messo in campo negli anni passati (per un'opinione sul presente, lasciamo il compito improbo e per certi versi morboso di redigerla, e proporla ai lettori, allo stesso Capo Servizio Santini) sta facendo le spese in modo più disastroso ed eclatante. Ma che doveva fare il povero Fazzi, orbato vuoi dell'intelletto, vuoi del gusto per l'arte o del mero buon senso, o forse solo di buoni consiglieri (a tal proposito, il solito Santini non avrebbe alcuna difficoltà a rinvenire nelle sue carte e dunque citare e mettere all'indice/gogna nomi e cognomi dei protagonisti della vita politica comunale dell'epoca, molti dei quali li abbiamo ancora tra le scatole proprio perché il tempo passa e le cose vengono "dimenticate" e La Nazione certi discorsi non li fa perché non conviene ma allora ci si domanda: perché poi venire a lamentarsi e cercare volenterosi lettori che facciano il lavoro sporco al posto vostro?)?
Ai fatti, ecco a cosa si arrese lo scellerato. Il povero Fazzi si vede recapitare "in omaggio" un vecchio Piaggio dalla foggia più militaresca che postale, e c'è poco da fare: comunque la si voglia rigirare, quello al comune cittadino pare un caccia da guerra, ebbene il povero Fazzi volendo a ogni costo e come qualsiasi altro mediocre politicante locale lasciare imperitura impronta di sé sul suolo cittadino e non volendo certo sobbarcarsi i costi di un magazzino in cui lasciar marcire il relitto, e non sapendo che altro farsene, del relitto, non ci pensa due volte ad abbracciare l'idea di un monumento a C.d.P e a incaricare uno studio di San Concordio (o forse Pontetetto: sicuramente e di nuovo, Santini saprebbe esser più preciso) di cui taccio il nome unicamente per amore della civile convivenza tra ingegneri e dei legittimi interessi imprenditoriali della ditta realizzatrice, di progettare un ricettacolo in cemento, su misura per l'obbrobrio subsonico, sborsando cifre non indifferenti per studi e complessi calcoli di statica che avrebbero garantito (e stanno in effetti garantendo: "mancò il buon senso, non l'ingegno") la sicurezza dell'area, consentendo di mettere al contempo il velivolo in posa scenica tipo "sto bombardando Dresda", e dovendo poi comunque recintare per sicurezza il tutto con belle alte sbarre d'alluminio anodizzato che rendono l'assalto dei cittadini quanto meno problematico, guardandosi bene (parlo di Fazzi, che non lo fece certo per malizia, ma solo per scarsa lungimiranza politica o più semplicemente per inettitudine) dallo sfruttare l'eccezionale spunto per acquistare davvero un bel biplano dell'epoca, magari un modello su cui Carlo del Prete avesse davvero messo piede e che davvero potesse fungere da monumento a C.d.P.: sicuramente sul mercato antiquario ne esistono di splendidi (ma forse troppo costosi?) esemplari. Ne siamo davvero certi, e chiunque abbia opinione contraria è invitato a inviare una ponderosa lettera a Remo Santini che, non dubitiamo, provvederà a girarla al Volontario, un monumento del genere oggi conterebbe innumerevoli "supporters" e sarebbe protagonista di innumerevoli foto ricordo dei nostri "amati" (le virgolette le metto perché personalmente li trovo per lo più fastidiosi e sudaticci) turisti, soprattutto se a far da sfondo a tutto non stesse il ehm, il Mc Donald's, esatto, con le sue forme francamente molto lontane dall'architettura classica lucchese e come minimo infinitamente lontane dal render conto al turista in ingresso di ciò che lo aspetta una volta oltrepassato il cavalcavia: ovvero Lucca centro, uno spettacolo di rara bellezza, certamente unico al mondo e invidiato in ogni area del globo da quanti abbiano avuto l'aggio di dedicargli almeno uno sguardo. E, sempre più, guardato con malevolo sospetto dall'abitante di periferia.
E già, non poteva mancare una breve parentesi sugli hamburger: altro che polemiche sui kebab nei vicoli del centro, e scontro di civiltà eccetera. Entro le mura cittadine, una cosa del genere non è stata permessa, e Dio mi è testimone se non se ne sia dibattuto a lungo, all'epoca. E proprio a fianco dell'editoriale sdubbiato di Santini, proprio oggi intendo dire, cioè: è tutto vero, si parla del nuovo McD. al Frizzone. Articolo che non ho letto, per evitare ulcere, ma ne sono abbastanza certo: il cronista di turno si sarà guardato bene dal sollevare dubbi o dal prendere posizione a riguardo o esprimere anche solo una parvenza di vaga opinione o perplessità, e anzi avrà lasciato intravedere nella novità le fattezze attraenti dell'opportunità. Tornerà sul tema forse tra dieci, quindici anni, come si fa adesso nei confronti dell'aereoplanino di Fazzi, quando si renderà conto che una rivendita massiva di hamburger scadenti con dipendenti scontenti e sottopagati non è esattamente la punta di diamante più splendente concepibile per il tessuto sociale del territorio capannorese, già vessato da mille difficoltà, visto che a guadagnarci saranno unicamente e ovviamente la corporazione del colosso americano, i suoi (di Mc.D., e potete star certi che non è gente del Padule) fornitori e il colesterolo dei simpatici cugini capannorotti. Con buona pace dei porchettari di zona, dei giovani e meno giovani "camerieri" e dei "cuochi" lucchesi, che dopo aver frequentato "Corsi d'Eccelenza" e scuole esaltati e sponsorizzati in fase d'inaugurazione da quelle stesse amministrazioni che poi spingono (e chissà perché) per, di fatto,aprire un nuovo McD., si vedranno sottoimpiegati e umiliati in "lavori" del genere, sei mesi di precariato a testa a meno di non riuscire a fare, ehm, "carriera" nei quadri di McD. (in bocca al lupo).
Certo il discorso è talmente drammatico e complesso - se lo chiedessero a me, e fossi un politico generico moderno, risponderei senza tema di smentite: deh, in Europa è normale che all'uscita del casello ci sia un Mc Donald's - e tristissimo, eppure resta terribilmente vero e tangibile, così come il fatto che molta gente davvero si nutre in luoghi del genere ed è pure contenta, e forse davvero si fa prima a dire: così va il mondo.
Si dirà, ora, che manca una vera conclusione: la domanda di Santini, lecita e ben posta, richiedeva che il Volontario fornisse soluzione al "problema" del ridicolo, sconsiderato, sciocco comportamento di Fazzi e dei suoi sodali negli anni passati. Ebbene, per quanto il compito appaia ingrato e insormontabile, ci proveremo: vada Santini in comune, interroghi gli assessori e i consiglieri di maggioranza e quelli dell'opposizione, parli con coloro che Fazzi lo conoscono o l'hanno conosciuto di persona, domandi cosa si deve fare - senza costringere la popolazione a ricorrere a insensati atti notturni di terrorismo urbanistico - per rimuovere quell'aereo privo di senso dalla sua sede, e poi ce lo racconti con dovizia di dettagli e nomi e cognomi e opinioni, carte alla mano e ordinanze comunali in pugno, e citi documenti, interviste d'archivio, prove concrete e irrefutabili. Quella copia della Nazione la comprerò anche io, evitando per una volta di scroccare al bar o dai miei. E soprattutto ci spieghi: perché serve un lettore Volontario per rispondere a domande del genere? A cos'altro dovrebbero servire i giornalisti che lavorano da quelle parti?
Nella speranza che la natura stessa della risposta non ne infici l'eventuale pubblicazione - e, nel caso, acconsentendo volontariamente a tagli e revisioni purché sottoposte ad approvazione del sottoscritto - promettiamo di dar seguito all'opera di Volontariato cercando di dar soddisfazione ai restanti (mi sono fatto ritagliare e mettere da parte il pezzo) delicati quesiti di Santini, nei prossimi giorni o nelle prossime settimane compatibilmente con gli oneri professionali, e inviamo i nostri migliori saluti,
.....
ho appreso con favore della sua ricerca di un "volontario" per rispondere a (mi pare) cinque quesiti "scomodi" di pubblico interesse. Alzo la mano: sono un Volontario. Mi perdoni se, in considerazione della molteplicità e della complessità dei temi sui quali sta legittimamente cercando di ottenere chiarezza, dovrò dilungarmi oltre la ragionevole misura. Non vedo altra via. Mi prenderò la libertà di rispondere (volontariamente, ovvero " a gratisse" e senza impegno) dedicando a ogni tema una specifica e per quanto possibile circostanziata indagine. Partiamo dunque dall'aeroplanino che, ogni mattina, mi ricorda in che razza di società perversa sono nato.
Comincio rigirando la questione: chi, più di Remo Santini, avrebbe la capacità (e la possibilità e i mezzi e la visibilità necessaria per rendere l'intera indagine giornalistica utile alla cittadinanza lucchese) di ripercorrere la storia del monumento in esame, e di delineare con esattezza le cause e le concause e le responsabilità individuali che, a distanza di anni, vedono l'obbrobrio ancora sotto gli occhi di tutti?
Chi altri dovrebbe rispondere a quesiti esistenziali del genere? Immagino che sarebbe sufficiente aver accesso a / frugare ne L'archivio Locale o Database de La Nazione per ritrovare nomi e cognomi e opinioni e valutazioni di aderenti, simpatizzanti, antagonisti e protagonisti che, negli anni, della controversa vicenda si sono resi partecipi. Il sottoscritto, che giornalista non è ma volenteroso Volontario sì, con gran sforzo di memoria può solo ricordare che il primo a dovere delle risposte alla cittadinanza è come sempre il cittadino stesso. Il medesimo che all'epoca scelleratamente pose Fazzi nelle condizioni di governare la città - madornale errore che, ci si augura, se la storia serve a qualcosa mai più in futuro sarà commesso - e di anteporre il patologico protagonismo fazziano al lucchesissimo buon senso.
Si badi bene. Nessuno avrebbe avuto (né avrebbe adesso) nulla da eccepire di fronte a un monumento al grande, anzi grandissimo, indimenticato ed eroico trasvolatore Carlo del Prete, protagonista di alcune delle imprese più spericolate e fuori di testa mai tentate da un lucchese ritenuto sano di mente, purché tale monumento avesse rappresentato o almeno in qualche misura ricordato - non nell'ambito di applicazione (ok: pur sempre di volo si tratta) ma nelle forme e nell'ubicazione ovvero nel messaggio veicolato da un qualsiasi monumento - almeno qualcosa del fu eroico e lucchesissimo pilota di biplani e trasvolatore d'oceani.
Ad esempio, senza voler essere a ogni costo postmoderni e creativi: nessuno avrebbe mai criticato un bel biplano d'epoca posto all'ingresso della città nel giusto contesto. Sono pronto a scommetterci volontariamente gli attributi. E anzi, collocando un bel biplano d'epoca in una zona o area più - come dire - "fruibile" o "ponderata" Fazzi avrebbe attratto decine di curiosi e costituito una sede ideale per lunghi dibattiti tra anziani seduti sulla panchina di un parco e manine protese di bimbi stupefatti, che di questo misterioso Carlo del Prete avrebbero certamente gradito e preteso a gran voce notizie, favole e leggende. Proprio in un'area, quella di San Concordio, che del disastroso sviluppo urbanistico messo in campo negli anni passati (per un'opinione sul presente, lasciamo il compito improbo e per certi versi morboso di redigerla, e proporla ai lettori, allo stesso Capo Servizio Santini) sta facendo le spese in modo più disastroso ed eclatante. Ma che doveva fare il povero Fazzi, orbato vuoi dell'intelletto, vuoi del gusto per l'arte o del mero buon senso, o forse solo di buoni consiglieri (a tal proposito, il solito Santini non avrebbe alcuna difficoltà a rinvenire nelle sue carte e dunque citare e mettere all'indice/gogna nomi e cognomi dei protagonisti della vita politica comunale dell'epoca, molti dei quali li abbiamo ancora tra le scatole proprio perché il tempo passa e le cose vengono "dimenticate" e La Nazione certi discorsi non li fa perché non conviene ma allora ci si domanda: perché poi venire a lamentarsi e cercare volenterosi lettori che facciano il lavoro sporco al posto vostro?)?
Ai fatti, ecco a cosa si arrese lo scellerato. Il povero Fazzi si vede recapitare "in omaggio" un vecchio Piaggio dalla foggia più militaresca che postale, e c'è poco da fare: comunque la si voglia rigirare, quello al comune cittadino pare un caccia da guerra, ebbene il povero Fazzi volendo a ogni costo e come qualsiasi altro mediocre politicante locale lasciare imperitura impronta di sé sul suolo cittadino e non volendo certo sobbarcarsi i costi di un magazzino in cui lasciar marcire il relitto, e non sapendo che altro farsene, del relitto, non ci pensa due volte ad abbracciare l'idea di un monumento a C.d.P e a incaricare uno studio di San Concordio (o forse Pontetetto: sicuramente e di nuovo, Santini saprebbe esser più preciso) di cui taccio il nome unicamente per amore della civile convivenza tra ingegneri e dei legittimi interessi imprenditoriali della ditta realizzatrice, di progettare un ricettacolo in cemento, su misura per l'obbrobrio subsonico, sborsando cifre non indifferenti per studi e complessi calcoli di statica che avrebbero garantito (e stanno in effetti garantendo: "mancò il buon senso, non l'ingegno") la sicurezza dell'area, consentendo di mettere al contempo il velivolo in posa scenica tipo "sto bombardando Dresda", e dovendo poi comunque recintare per sicurezza il tutto con belle alte sbarre d'alluminio anodizzato che rendono l'assalto dei cittadini quanto meno problematico, guardandosi bene (parlo di Fazzi, che non lo fece certo per malizia, ma solo per scarsa lungimiranza politica o più semplicemente per inettitudine) dallo sfruttare l'eccezionale spunto per acquistare davvero un bel biplano dell'epoca, magari un modello su cui Carlo del Prete avesse davvero messo piede e che davvero potesse fungere da monumento a C.d.P.: sicuramente sul mercato antiquario ne esistono di splendidi (ma forse troppo costosi?) esemplari. Ne siamo davvero certi, e chiunque abbia opinione contraria è invitato a inviare una ponderosa lettera a Remo Santini che, non dubitiamo, provvederà a girarla al Volontario, un monumento del genere oggi conterebbe innumerevoli "supporters" e sarebbe protagonista di innumerevoli foto ricordo dei nostri "amati" (le virgolette le metto perché personalmente li trovo per lo più fastidiosi e sudaticci) turisti, soprattutto se a far da sfondo a tutto non stesse il ehm, il Mc Donald's, esatto, con le sue forme francamente molto lontane dall'architettura classica lucchese e come minimo infinitamente lontane dal render conto al turista in ingresso di ciò che lo aspetta una volta oltrepassato il cavalcavia: ovvero Lucca centro, uno spettacolo di rara bellezza, certamente unico al mondo e invidiato in ogni area del globo da quanti abbiano avuto l'aggio di dedicargli almeno uno sguardo. E, sempre più, guardato con malevolo sospetto dall'abitante di periferia.
E già, non poteva mancare una breve parentesi sugli hamburger: altro che polemiche sui kebab nei vicoli del centro, e scontro di civiltà eccetera. Entro le mura cittadine, una cosa del genere non è stata permessa, e Dio mi è testimone se non se ne sia dibattuto a lungo, all'epoca. E proprio a fianco dell'editoriale sdubbiato di Santini, proprio oggi intendo dire, cioè: è tutto vero, si parla del nuovo McD. al Frizzone. Articolo che non ho letto, per evitare ulcere, ma ne sono abbastanza certo: il cronista di turno si sarà guardato bene dal sollevare dubbi o dal prendere posizione a riguardo o esprimere anche solo una parvenza di vaga opinione o perplessità, e anzi avrà lasciato intravedere nella novità le fattezze attraenti dell'opportunità. Tornerà sul tema forse tra dieci, quindici anni, come si fa adesso nei confronti dell'aereoplanino di Fazzi, quando si renderà conto che una rivendita massiva di hamburger scadenti con dipendenti scontenti e sottopagati non è esattamente la punta di diamante più splendente concepibile per il tessuto sociale del territorio capannorese, già vessato da mille difficoltà, visto che a guadagnarci saranno unicamente e ovviamente la corporazione del colosso americano, i suoi (di Mc.D., e potete star certi che non è gente del Padule) fornitori e il colesterolo dei simpatici cugini capannorotti. Con buona pace dei porchettari di zona, dei giovani e meno giovani "camerieri" e dei "cuochi" lucchesi, che dopo aver frequentato "Corsi d'Eccelenza" e scuole esaltati e sponsorizzati in fase d'inaugurazione da quelle stesse amministrazioni che poi spingono (e chissà perché) per, di fatto,aprire un nuovo McD., si vedranno sottoimpiegati e umiliati in "lavori" del genere, sei mesi di precariato a testa a meno di non riuscire a fare, ehm, "carriera" nei quadri di McD. (in bocca al lupo).
Certo il discorso è talmente drammatico e complesso - se lo chiedessero a me, e fossi un politico generico moderno, risponderei senza tema di smentite: deh, in Europa è normale che all'uscita del casello ci sia un Mc Donald's - e tristissimo, eppure resta terribilmente vero e tangibile, così come il fatto che molta gente davvero si nutre in luoghi del genere ed è pure contenta, e forse davvero si fa prima a dire: così va il mondo.
Si dirà, ora, che manca una vera conclusione: la domanda di Santini, lecita e ben posta, richiedeva che il Volontario fornisse soluzione al "problema" del ridicolo, sconsiderato, sciocco comportamento di Fazzi e dei suoi sodali negli anni passati. Ebbene, per quanto il compito appaia ingrato e insormontabile, ci proveremo: vada Santini in comune, interroghi gli assessori e i consiglieri di maggioranza e quelli dell'opposizione, parli con coloro che Fazzi lo conoscono o l'hanno conosciuto di persona, domandi cosa si deve fare - senza costringere la popolazione a ricorrere a insensati atti notturni di terrorismo urbanistico - per rimuovere quell'aereo privo di senso dalla sua sede, e poi ce lo racconti con dovizia di dettagli e nomi e cognomi e opinioni, carte alla mano e ordinanze comunali in pugno, e citi documenti, interviste d'archivio, prove concrete e irrefutabili. Quella copia della Nazione la comprerò anche io, evitando per una volta di scroccare al bar o dai miei. E soprattutto ci spieghi: perché serve un lettore Volontario per rispondere a domande del genere? A cos'altro dovrebbero servire i giornalisti che lavorano da quelle parti?
Nella speranza che la natura stessa della risposta non ne infici l'eventuale pubblicazione - e, nel caso, acconsentendo volontariamente a tagli e revisioni purché sottoposte ad approvazione del sottoscritto - promettiamo di dar seguito all'opera di Volontariato cercando di dar soddisfazione ai restanti (mi sono fatto ritagliare e mettere da parte il pezzo) delicati quesiti di Santini, nei prossimi giorni o nelle prossime settimane compatibilmente con gli oneri professionali, e inviamo i nostri migliori saluti,
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martedì 10 novembre 2009
Testmania
Ha proprio ragione il buon Remo Santini, caposervizio de La Nazione: le cose a Lucca stanno andando piuttosto bene e non si sa più con chi prendersela. I Comics sono stati uno spettacolo di efficienza, il mio vecchio amico Matteo Nardi forse vedrà realizzato il suo progetto per le Giovani Intelligenze, il processo a Castruccio è stato davvero interessante, e la morsa gabelliera della Metro sui posteggi dentro e fuori dalle mura e tra un po' anche nel mio cortile non potrà che favorire la rinascita del trasporto pubblico con immensi benefici per traffico e qualità dell'aria e della vita sociale (d'accordo, l'ultima l'ho un po' sparata, ma perché no?). E tutto questo è una bella tragedia, per chi come il sottoscritto non vede l'ora di gettare fango e vomitare merda su istituzioni e personaggi più o meno pubblici e quant'altro per il puro brivido del rischio. Fortuna che esistono sempre cose come Maurizio Marchetti e il PdL cui aggrapparsi e che, soprattutto, esistono soggetti che pensano fuori dagli schemi come Carlo Giovanardi.
Premessa: che drogarsi possa avere ripercussioni drammatiche sulla propria e sull'altrui salute non è un dato assoluto (alcune droghe o psicofarmaci, anzi, consentono a molte persone di vivere in modo dignitoso quando altrimenti non potrebbero) ma piuttosto un'eventualità, tuttavia mi pare il minimo concedere che nell'ottica moderna del poliassuntore inserito nel multisfaccettato e complesso sistema socio-culturale italiano resta anche un incontrovertibile dato di fatto: le sostanze allucinogene, psicotrope, gli psicofarmaci e i farmaci in genere (eccetera) vanno maneggiati con estrema cura e senso di responsabilità. Mi spiego. L'idea del test anti-droga sui parlamentari, opportunamente ripresa dall'instancabile sindaco di Altopascio e consigliere provinciale citato, è davvero un'ottima idea. Per il sottoscritto, intendo, ovvero per qualcuno che in perenne vena di polemizzare non ignora alcuni dati fondamentali, quali (ne citerò a caso... facciamo tre, i primi che mi vengono in mente, ma si tenga presente che potrei proseguire per ore e che se non lo faccio è solo perché ho pietà dei poveri lettori di queste mie coglionerie, e non essendo né un tossico né uno spacciatore bisogna anche che mi rimetta a lavorare, se voglio ancora permettermi almeno una bottiglia di buon vecchio Chianti ogni 2/3 giorni):
1) Nell'ottobre 2007, Albert Hoffmann (autore di alcuni saggi specifici dei quali raccomando la lettura a chiunque voglia assumere una posizione pubblica credibile riguardo all'LSD e alle sostanze allucinogene in genere) è stato inserito nella classifica dei 100 Geni Viventi. Hoffmann, padre della citata "droga" (sintetizzata per la prima volta nel 1938) è spirato alla veneranda età di 102 anni. La sua ultima (ultima di una lunga serie, iniziata all'età di 37 anni) sperimentazione con gli (leggi: assunzione di) allucinogeni, è avvenuta in occasione del suo centesimo genetliaco (vado a memoria, chi ha voglia vada a controllare).
2) Philip Kindred Dick è oggi (...) considerato uno dei più importanti autori di fantascienza e un maestro della narrativa americana del secondo dopoguerra; le sue innumerevoli opere - caratterizzate da un'irrequieta interrogazione sui temi della realtà (condite da interessanti riflessioni filosofiche sull'ontologia), della simulazione e del falso (un tema che oggigiorno è davvero centrale nella vita di ogni singolo cittadino), della teologia cristiana (in special modo riguardo alla meditazione paolina (!) e luterana (?), ma soprattutto a dubbi e interrogativi di origine gnostica), della storia e della società degli Stati Uniti, e più in generale su quel complesso di idee e tematiche noto come "postmoderno" - sono note e apprezzate in ogni angolo del globo. Dick (diversamente da Marchetti, immagino e auspico) ha utilizzato moltissime "droghe" nel corso della sua vita. Questo non vuol certo dire che le sue opere siano geniali "grazie a" (o "solo grazie a") questo particolare aspetto della sua vita. In particolare, e questo ha presumibilmente determinato il colpo apoplettico che ce l'ha portato via, Dick adorava le anfetamine. Del resto sapeva quello che faceva e nessuno (o almeno non il sottoscritto e men che mai Dick) ha mai sostenuto che drogarsi allunghi la vita.
3) Ach, non ho già più voglia di dilungarmi a riguardo, ché il punto dovrebbe esser chiaro, ma avevo promesso 3 fatti. Ma visto che ormai i fatti contano davvero poco (...), mi adeguo. Boh, ad esempio si è molto (s)parlato del vizietto del fu Avvocato Agnelli, ovvero una qual certa mai del tutto accertata passione per, come dire, per la cocaina. Non è un fatto comprovato, d'accordo, ma guardiamoci negli occhi: è un fatto. Ed è a lui che l'Italia tutta, nel bene e nel male, deve un sacco di cose e tesori e faccende oscure che non starò qui ad elencare. Di certo, sapeva fare il suo mestiere di imprenditore, e non era affatto estraneo al mondo della politica e ai suoi meccanismi. Eccetera. Però su Lapo sorvoliamo: i tempi sono cambiati, non c'è più stile.
Tutto questo per dire: al cittadino dotato di senno interessa davvero poco conoscere se e quali/quante sostanze un politico assuma, o quando o perché le assuma, né quali persone/alieni/trans frequenti nella vita privata (e se è per questo, anche in quella pubblica), a patto che 1) i suoi comportamenti restino nell'ambito della ragionevolezza e 2) soprattutto della legalità. Le sue scelte pubbliche, i suoi comportamenti pubblici, gli atti e le firme a verbale, ogni cosa in ambito "politico" dovrebbe essere giudicata unicamente in sede elettorale, dagli elettori del caso, e al momento opportuno (oppure dai magistrati, certo, sempre che a questi ultimi sia dato modo di fare il loro mestiere (sigh)).
Oggigiorno, in Italia, se qualcuno viene "sorpreso" (non chiedetemi dove stia la sorpresa) a "drogarsi", per lui sono previste (discutibili) misure dissuasivo/amministrative (tipo: sospensione della patente, corsi di recupero psicologici, percorsi terapeutici di reinserimento e altro), e nei confronti di chi viene accusato di assumere una o più sostanze dichiarate "illegali" (...) lo stato prevede talvolta una lunga serie di provvedimenti ad personam, ad esempio: accusarlo iniquamente di spaccio e sbatterlo in galera in attesa di giudizio (sigh) e lì lasciarlo a morire, e lasciate perdere il cordoglio per Cucchi se la vostra mente sta correndo al povero ragazzo recentemente protagonista delle cronache: è solo l'ultimo di una sterminata fila di ragazzi dimenticati proprio da gente come Marchetti. Davvero, è una campo delicato, troppo delicato, un campo su cui (ci sembra) Marchetti non ha alcuna autorità per proporre/pontificare/farsi vedere sui giornali come solo certi politicanti di provincia aspirano a fare (ovvero: sempre, comunque e a ogni costo). Questo non significa che fare test su chi guida un mezzo pubblico o ha che fare attrezzature /materiali pericolosi sia sbagliato a priori: è anzi, con le dovute regole e premesse, una cosa più che ragionevole. Ma la politica è cosa ben diversa che non manovrare un macchinario pesante, e sopra ogni altra cosa: se qualcuno nel proprio salotto si diverte a mettere il cervello sul tavolino e a prenderlo a martellate per poi sbatterlo nel frullatore, trovo che lasciarglielo fare in santa pace sia un principio sacro e inviolabile.
Quello che preoccupa il cittadino è piuttosto (oltre che al rispetto delle leggi in generale, e l'attuazione dei programmi sventolati in campagna elettorale) la stupidità. Nessuno vorrebbe essere rappresentato da uno stupido (a parte, forse, un altro stupido). Mi spiego meglio: se Marchetti (o chiunque altro) decide di presentarsi completamente sbronzo di Barolo o strafatto di crack in Provincia (a patto che venga in navetta o con l'autista d'ordinanza) per proporre qualcosa di assolutamente sensato e condivisibile e geniale, non si vede dove stia il problema. Per questo ciò che consiglio a Marchetti è di redigere una nuova mozione, auspicando che tutti i consiglieri provinciali si sottopongano non già a un discutibile test anti-droga (e allora perché non anti-psicofarmaco o anti-alcol o anti-tabacco eccetera?), ma a un test anti-stupidità.
Un esempio di domanda che si potrebbe inserire all'interno del test anti-stupidità è:
Avete intenzione di proporre test anti-droga ai consiglieri provinciali?
[Sì]
[No]
(Barrare con una crocetta la risposta scelta)
Certo, Marchetti dovrebbe augurarsi che test simili, magari con conseguente revoca del diritto al voto per i "positivi", non vengano MAI estesi agli elettori.
Premessa: che drogarsi possa avere ripercussioni drammatiche sulla propria e sull'altrui salute non è un dato assoluto (alcune droghe o psicofarmaci, anzi, consentono a molte persone di vivere in modo dignitoso quando altrimenti non potrebbero) ma piuttosto un'eventualità, tuttavia mi pare il minimo concedere che nell'ottica moderna del poliassuntore inserito nel multisfaccettato e complesso sistema socio-culturale italiano resta anche un incontrovertibile dato di fatto: le sostanze allucinogene, psicotrope, gli psicofarmaci e i farmaci in genere (eccetera) vanno maneggiati con estrema cura e senso di responsabilità. Mi spiego. L'idea del test anti-droga sui parlamentari, opportunamente ripresa dall'instancabile sindaco di Altopascio e consigliere provinciale citato, è davvero un'ottima idea. Per il sottoscritto, intendo, ovvero per qualcuno che in perenne vena di polemizzare non ignora alcuni dati fondamentali, quali (ne citerò a caso... facciamo tre, i primi che mi vengono in mente, ma si tenga presente che potrei proseguire per ore e che se non lo faccio è solo perché ho pietà dei poveri lettori di queste mie coglionerie, e non essendo né un tossico né uno spacciatore bisogna anche che mi rimetta a lavorare, se voglio ancora permettermi almeno una bottiglia di buon vecchio Chianti ogni 2/3 giorni):
1) Nell'ottobre 2007, Albert Hoffmann (autore di alcuni saggi specifici dei quali raccomando la lettura a chiunque voglia assumere una posizione pubblica credibile riguardo all'LSD e alle sostanze allucinogene in genere) è stato inserito nella classifica dei 100 Geni Viventi. Hoffmann, padre della citata "droga" (sintetizzata per la prima volta nel 1938) è spirato alla veneranda età di 102 anni. La sua ultima (ultima di una lunga serie, iniziata all'età di 37 anni) sperimentazione con gli (leggi: assunzione di) allucinogeni, è avvenuta in occasione del suo centesimo genetliaco (vado a memoria, chi ha voglia vada a controllare).
2) Philip Kindred Dick è oggi (...) considerato uno dei più importanti autori di fantascienza e un maestro della narrativa americana del secondo dopoguerra; le sue innumerevoli opere - caratterizzate da un'irrequieta interrogazione sui temi della realtà (condite da interessanti riflessioni filosofiche sull'ontologia), della simulazione e del falso (un tema che oggigiorno è davvero centrale nella vita di ogni singolo cittadino), della teologia cristiana (in special modo riguardo alla meditazione paolina (!) e luterana (?), ma soprattutto a dubbi e interrogativi di origine gnostica), della storia e della società degli Stati Uniti, e più in generale su quel complesso di idee e tematiche noto come "postmoderno" - sono note e apprezzate in ogni angolo del globo. Dick (diversamente da Marchetti, immagino e auspico) ha utilizzato moltissime "droghe" nel corso della sua vita. Questo non vuol certo dire che le sue opere siano geniali "grazie a" (o "solo grazie a") questo particolare aspetto della sua vita. In particolare, e questo ha presumibilmente determinato il colpo apoplettico che ce l'ha portato via, Dick adorava le anfetamine. Del resto sapeva quello che faceva e nessuno (o almeno non il sottoscritto e men che mai Dick) ha mai sostenuto che drogarsi allunghi la vita.
3) Ach, non ho già più voglia di dilungarmi a riguardo, ché il punto dovrebbe esser chiaro, ma avevo promesso 3 fatti. Ma visto che ormai i fatti contano davvero poco (...), mi adeguo. Boh, ad esempio si è molto (s)parlato del vizietto del fu Avvocato Agnelli, ovvero una qual certa mai del tutto accertata passione per, come dire, per la cocaina. Non è un fatto comprovato, d'accordo, ma guardiamoci negli occhi: è un fatto. Ed è a lui che l'Italia tutta, nel bene e nel male, deve un sacco di cose e tesori e faccende oscure che non starò qui ad elencare. Di certo, sapeva fare il suo mestiere di imprenditore, e non era affatto estraneo al mondo della politica e ai suoi meccanismi. Eccetera. Però su Lapo sorvoliamo: i tempi sono cambiati, non c'è più stile.
Tutto questo per dire: al cittadino dotato di senno interessa davvero poco conoscere se e quali/quante sostanze un politico assuma, o quando o perché le assuma, né quali persone/alieni/trans frequenti nella vita privata (e se è per questo, anche in quella pubblica), a patto che 1) i suoi comportamenti restino nell'ambito della ragionevolezza e 2) soprattutto della legalità. Le sue scelte pubbliche, i suoi comportamenti pubblici, gli atti e le firme a verbale, ogni cosa in ambito "politico" dovrebbe essere giudicata unicamente in sede elettorale, dagli elettori del caso, e al momento opportuno (oppure dai magistrati, certo, sempre che a questi ultimi sia dato modo di fare il loro mestiere (sigh)).
Oggigiorno, in Italia, se qualcuno viene "sorpreso" (non chiedetemi dove stia la sorpresa) a "drogarsi", per lui sono previste (discutibili) misure dissuasivo/amministrative (tipo: sospensione della patente, corsi di recupero psicologici, percorsi terapeutici di reinserimento e altro), e nei confronti di chi viene accusato di assumere una o più sostanze dichiarate "illegali" (...) lo stato prevede talvolta una lunga serie di provvedimenti ad personam, ad esempio: accusarlo iniquamente di spaccio e sbatterlo in galera in attesa di giudizio (sigh) e lì lasciarlo a morire, e lasciate perdere il cordoglio per Cucchi se la vostra mente sta correndo al povero ragazzo recentemente protagonista delle cronache: è solo l'ultimo di una sterminata fila di ragazzi dimenticati proprio da gente come Marchetti. Davvero, è una campo delicato, troppo delicato, un campo su cui (ci sembra) Marchetti non ha alcuna autorità per proporre/pontificare/farsi vedere sui giornali come solo certi politicanti di provincia aspirano a fare (ovvero: sempre, comunque e a ogni costo). Questo non significa che fare test su chi guida un mezzo pubblico o ha che fare attrezzature /materiali pericolosi sia sbagliato a priori: è anzi, con le dovute regole e premesse, una cosa più che ragionevole. Ma la politica è cosa ben diversa che non manovrare un macchinario pesante, e sopra ogni altra cosa: se qualcuno nel proprio salotto si diverte a mettere il cervello sul tavolino e a prenderlo a martellate per poi sbatterlo nel frullatore, trovo che lasciarglielo fare in santa pace sia un principio sacro e inviolabile.
Quello che preoccupa il cittadino è piuttosto (oltre che al rispetto delle leggi in generale, e l'attuazione dei programmi sventolati in campagna elettorale) la stupidità. Nessuno vorrebbe essere rappresentato da uno stupido (a parte, forse, un altro stupido). Mi spiego meglio: se Marchetti (o chiunque altro) decide di presentarsi completamente sbronzo di Barolo o strafatto di crack in Provincia (a patto che venga in navetta o con l'autista d'ordinanza) per proporre qualcosa di assolutamente sensato e condivisibile e geniale, non si vede dove stia il problema. Per questo ciò che consiglio a Marchetti è di redigere una nuova mozione, auspicando che tutti i consiglieri provinciali si sottopongano non già a un discutibile test anti-droga (e allora perché non anti-psicofarmaco o anti-alcol o anti-tabacco eccetera?), ma a un test anti-stupidità.
Un esempio di domanda che si potrebbe inserire all'interno del test anti-stupidità è:
Avete intenzione di proporre test anti-droga ai consiglieri provinciali?
[Sì]
[No]
(Barrare con una crocetta la risposta scelta)
Certo, Marchetti dovrebbe augurarsi che test simili, magari con conseguente revoca del diritto al voto per i "positivi", non vengano MAI estesi agli elettori.
lunedì 9 novembre 2009
Il processo a Castruccio Castracani: una sentenza già scritta e dai risvolti inquietanti
LUCCA - Alle ore 17 di ieri (sabato 7 novembre) circa cinquecento persone affollavano l'auditorium di San Romano per assistere all'annunciato processo storico a Castruccio Castracani, signore di Lucca sino al 1328, presieduto da numerose autorità e volti noti della vita pubblica cittadina supportati dall'autorevole presenza di Riccardo Nencini, pienamente calato nel ruolo di Inflessibile Presidente della Giuria e da quella dello storico Franco Cardini, anch'egli fiorentino e responsabile di un'introduzione minuziosa che in considerazione dell'enormità dei temi chiamati in causa da una "ricostruzione storica" del genere avrebbe potuto - e ha in effetti rischiato di - proseguire in eterno.
Un considerevole afflusso di spettatori, dunque, che resistendo compostamente per le oltre due ore necessarie a giungere al verdetto finale non ha mancato di sorprendere gli organizzatori e chi scrive, confermando il gradimento suscitato dall'iniziativa.
Prima di passare alla cronaca vera e propria dell'evento, oggettivamente a tratti mancante di una certa "vitalità" - del resto, sul palco erano presenti avvocati e uomini politici, certamente professionalmente inclini a forme di "recitazione" e confronto col pubblico ma altrettanto certamente non attori professionisti - val dunque la pena soffermarsi proprio sulla platea, e sul senso che una manifestazione del genere può avere, anche in occasione di eventuali repliche future, dal punto di vista dell'offerta "culturale" lucchese (e le virgolette sono d'obbligo, trattandosi nella fattispecie di una sorta di "gioco" per ammissione degli stessi intervenuti, che sul punto hanno molto insistito nella fase introduttiva).
Spiace per molti aspetti dover constatare e sottolineare che l'età media dei presenti era abbondantemente superiore a quella del sottoscritto, aggirandosi ben oltre i cinquant'anni, numeri che se da un lato non stupiscono, specie in considerazione della peculiarità dello "spettacolo" offerto, dall'altro dovrebbero indurre a una qualche forma di riflessione.
Senza spingerci oltre in questo breve resoconto, giova in tal senso ricordare agli organizzatori e a coloro che hanno a cuore le sorti dell'interesse per argomenti spesso considerati eufemisticamente "noiosi" dalle fasce più giovani della popolazione - le stesse che più potrebbero trar giovamento da certi approfondimenti - che la figura di Castruccio Castracani, indubbiamente uomo del suo tempo, a suo modo rivoluzionario e romantico, protagonista di un'epoca di crescita forse mai più conosciuta dalla cittadina toscana, testimoniata anche da innumerevoli tracce architettoniche, e artefice di cambiamenti "locali" con ripercussioni epocali sull'intera società medioevale e sulle vicende storiche a seguire, è in larga misura assimilabile ad altre figure che in un modo o nell'altro fanno ormai parte anche dell'immaginario giovanile.
Un evento simile, debitamente calibrato sulle esigenze di un pubblico più eterogeneo, non avrebbe probabilmente mancato di attrarre numerosi interessati anche tra i più giovani. Inspiegabile e per certi versi inquietante, invece, la pressoché totale assenza di uomini e donne tra i venti e i trent'anni, che in un'uggiosa giornata novembrina avrebbero certamente potuto approfittare dell'occasione, dello spazio riscaldato offerto e della sua gratuità.
Sui loro interessi e sulle incombenze dei loro fine settimana aleggiano le ipotesi più varie, tutte più o meno sconfortanti, e alcune - poche, ahimé - pienamente condivisibili e giustificabili (le complesse passioni e incombenze dell'età in esame, e quanto consegue in termini di gestione del tempo libero).
Tornando alla cronaca, il processo si è svolto senza intoppi rilevanti, sotto la citata direzione di un inflessibile Presidente della Corte - non troppo super partes, in considerazione delle origini fiorentine - e ha visto alternarsi i protagonisti sul filo del classico processo da fiction, con l'accusa (Sergio Garofalo) che illustrava i capi d'accusa, supportata dalle autorevoli testimonianze di Monsignor Giuseppe Bernacchioni e Sergio Nelli:
1. essersi reso responsabile di un omicidio dai contorni poco chiari;
2. aver contribuito alla crisi delle libertà comunali, sfruttando a suo vantaggio la pratica di Governo della Signoria;
3. aver appoggiato Uguccione della Faggiola, consentendo il saccheggio della basilica di S. Frediano;
4. aver provocato con la sua politica filo imperiale e la sua spregiudicatezza uno scontro con il Papato culminato con due scomuniche ed un interdetto nei confronti della città di Lucca;
5. aver voluto farsi signore di Pisa, nonostante l’avversione dell’Imperatore Ludovico il Bavaro, con gravi conseguenze per Lucca;
6. aver mancato di consolidare le strutture di governo della città, tanto che poco dopo la sua morte, Lucca si ritrovò, sotto il dominio dello straniero pisano.
Le tesi dell'accusa sono state in seconda istanza agilmente smantellate dall'avvocato della difesa, Mauro Cortopassi, coadiuvato nella sua opera dagli interessanti interventi di Emilio Rosselli e Vincenzo Esposito, che non hanno mancato di far sorridere il pubblico proponendo arditi paralleli tra le gesta del Capitano di Ventura e principi e cavalieri d'oggi, guardandosi bene dall'affondare troppo la lama nelle purulente piaghe della vita politica italiana e giungendo a ipotizzare, con una provocazione ucronica che ha lasciato interdetto il Presidente della Corte e deliziato il pubblico di parte - e in verità niente affatto inverosimile - che se Castruccio non fosse morto dopo solo dodici anni di "regno", Lucca sarebbe oggi, e come minimo, capoluogo di regione. L'unico punto sul quale la difesa non è riuscita a strappare una completa assoluzione riguarda l'accusa di "fellonia", derivante dall'assignoramento di Pisa avvenuto senza l'esplicito appoggio dell'imperatore Bavaro, accusa per la quale sono state tuttavia concesse attenuanti specifiche dovute e al contesto storico e ai rapporti che legavano i due.
Suggestiva, infine, la provocazione della Corte, che in chiusura di sentenza ha proposto, per valutare quanto il "mancato consolidamento delle strutture di governo della città" sia frutto unicamente del fato, come vuole la tradizione storica (si ricorderà che Castruccio Castracani, all'apice della sua carriera politica e militare, fu stroncato da un malanno), o piuttosto di un misterioso e apparentemente indimostrabile complotto politico, ipotesi per svelare la quale la Corte ha (scherzosamente, ma fino a che punto?) proposto di procedere all'esumazione della salma del Capitano di Ventura - della quale per altro l'ubicazione è incerta - per valutare da un lato l'eventualità dell'assassinio politico, ottenuto presumibilmente col classico sistema dell'avvelenamento, e dall'altro per dar conferma o smentita alle voci che vorrebbero l'uomo d'arme sepolto con un saio, per sua stessa esplicita volontà, a testimonianza della (discussa) "integrità morale" di chi ha trascorso la vita a mettere a ferro e fuoco le campagne toscane accumulando potere, fama e tesori, laddove questi rischiano sempre di far passare in secondo piano i più "alti disegni strategico-politici", che nel caso di Castruccio Castracani restituiscono a posteriori, e a tutti gli effetti questo è un dato innegabile, una figura unica non solo per la storia della città di Lucca e dei suoi rapporti con le città confinanti, ma per la penisola italiana intera e il mondo medioevale tutto. Una figura per la quale valeva davvero la pena esser presenti in San Romano, a smazzarsi due ore di carnevalata storica alleggerite dalle suggestive immagini proiettate durante le fasi di delibera.
Un considerevole afflusso di spettatori, dunque, che resistendo compostamente per le oltre due ore necessarie a giungere al verdetto finale non ha mancato di sorprendere gli organizzatori e chi scrive, confermando il gradimento suscitato dall'iniziativa.
Prima di passare alla cronaca vera e propria dell'evento, oggettivamente a tratti mancante di una certa "vitalità" - del resto, sul palco erano presenti avvocati e uomini politici, certamente professionalmente inclini a forme di "recitazione" e confronto col pubblico ma altrettanto certamente non attori professionisti - val dunque la pena soffermarsi proprio sulla platea, e sul senso che una manifestazione del genere può avere, anche in occasione di eventuali repliche future, dal punto di vista dell'offerta "culturale" lucchese (e le virgolette sono d'obbligo, trattandosi nella fattispecie di una sorta di "gioco" per ammissione degli stessi intervenuti, che sul punto hanno molto insistito nella fase introduttiva).
Spiace per molti aspetti dover constatare e sottolineare che l'età media dei presenti era abbondantemente superiore a quella del sottoscritto, aggirandosi ben oltre i cinquant'anni, numeri che se da un lato non stupiscono, specie in considerazione della peculiarità dello "spettacolo" offerto, dall'altro dovrebbero indurre a una qualche forma di riflessione.
Senza spingerci oltre in questo breve resoconto, giova in tal senso ricordare agli organizzatori e a coloro che hanno a cuore le sorti dell'interesse per argomenti spesso considerati eufemisticamente "noiosi" dalle fasce più giovani della popolazione - le stesse che più potrebbero trar giovamento da certi approfondimenti - che la figura di Castruccio Castracani, indubbiamente uomo del suo tempo, a suo modo rivoluzionario e romantico, protagonista di un'epoca di crescita forse mai più conosciuta dalla cittadina toscana, testimoniata anche da innumerevoli tracce architettoniche, e artefice di cambiamenti "locali" con ripercussioni epocali sull'intera società medioevale e sulle vicende storiche a seguire, è in larga misura assimilabile ad altre figure che in un modo o nell'altro fanno ormai parte anche dell'immaginario giovanile.
Un evento simile, debitamente calibrato sulle esigenze di un pubblico più eterogeneo, non avrebbe probabilmente mancato di attrarre numerosi interessati anche tra i più giovani. Inspiegabile e per certi versi inquietante, invece, la pressoché totale assenza di uomini e donne tra i venti e i trent'anni, che in un'uggiosa giornata novembrina avrebbero certamente potuto approfittare dell'occasione, dello spazio riscaldato offerto e della sua gratuità.
Sui loro interessi e sulle incombenze dei loro fine settimana aleggiano le ipotesi più varie, tutte più o meno sconfortanti, e alcune - poche, ahimé - pienamente condivisibili e giustificabili (le complesse passioni e incombenze dell'età in esame, e quanto consegue in termini di gestione del tempo libero).
Tornando alla cronaca, il processo si è svolto senza intoppi rilevanti, sotto la citata direzione di un inflessibile Presidente della Corte - non troppo super partes, in considerazione delle origini fiorentine - e ha visto alternarsi i protagonisti sul filo del classico processo da fiction, con l'accusa (Sergio Garofalo) che illustrava i capi d'accusa, supportata dalle autorevoli testimonianze di Monsignor Giuseppe Bernacchioni e Sergio Nelli:
1. essersi reso responsabile di un omicidio dai contorni poco chiari;
2. aver contribuito alla crisi delle libertà comunali, sfruttando a suo vantaggio la pratica di Governo della Signoria;
3. aver appoggiato Uguccione della Faggiola, consentendo il saccheggio della basilica di S. Frediano;
4. aver provocato con la sua politica filo imperiale e la sua spregiudicatezza uno scontro con il Papato culminato con due scomuniche ed un interdetto nei confronti della città di Lucca;
5. aver voluto farsi signore di Pisa, nonostante l’avversione dell’Imperatore Ludovico il Bavaro, con gravi conseguenze per Lucca;
6. aver mancato di consolidare le strutture di governo della città, tanto che poco dopo la sua morte, Lucca si ritrovò, sotto il dominio dello straniero pisano.
Le tesi dell'accusa sono state in seconda istanza agilmente smantellate dall'avvocato della difesa, Mauro Cortopassi, coadiuvato nella sua opera dagli interessanti interventi di Emilio Rosselli e Vincenzo Esposito, che non hanno mancato di far sorridere il pubblico proponendo arditi paralleli tra le gesta del Capitano di Ventura e principi e cavalieri d'oggi, guardandosi bene dall'affondare troppo la lama nelle purulente piaghe della vita politica italiana e giungendo a ipotizzare, con una provocazione ucronica che ha lasciato interdetto il Presidente della Corte e deliziato il pubblico di parte - e in verità niente affatto inverosimile - che se Castruccio non fosse morto dopo solo dodici anni di "regno", Lucca sarebbe oggi, e come minimo, capoluogo di regione. L'unico punto sul quale la difesa non è riuscita a strappare una completa assoluzione riguarda l'accusa di "fellonia", derivante dall'assignoramento di Pisa avvenuto senza l'esplicito appoggio dell'imperatore Bavaro, accusa per la quale sono state tuttavia concesse attenuanti specifiche dovute e al contesto storico e ai rapporti che legavano i due.
Suggestiva, infine, la provocazione della Corte, che in chiusura di sentenza ha proposto, per valutare quanto il "mancato consolidamento delle strutture di governo della città" sia frutto unicamente del fato, come vuole la tradizione storica (si ricorderà che Castruccio Castracani, all'apice della sua carriera politica e militare, fu stroncato da un malanno), o piuttosto di un misterioso e apparentemente indimostrabile complotto politico, ipotesi per svelare la quale la Corte ha (scherzosamente, ma fino a che punto?) proposto di procedere all'esumazione della salma del Capitano di Ventura - della quale per altro l'ubicazione è incerta - per valutare da un lato l'eventualità dell'assassinio politico, ottenuto presumibilmente col classico sistema dell'avvelenamento, e dall'altro per dar conferma o smentita alle voci che vorrebbero l'uomo d'arme sepolto con un saio, per sua stessa esplicita volontà, a testimonianza della (discussa) "integrità morale" di chi ha trascorso la vita a mettere a ferro e fuoco le campagne toscane accumulando potere, fama e tesori, laddove questi rischiano sempre di far passare in secondo piano i più "alti disegni strategico-politici", che nel caso di Castruccio Castracani restituiscono a posteriori, e a tutti gli effetti questo è un dato innegabile, una figura unica non solo per la storia della città di Lucca e dei suoi rapporti con le città confinanti, ma per la penisola italiana intera e il mondo medioevale tutto. Una figura per la quale valeva davvero la pena esser presenti in San Romano, a smazzarsi due ore di carnevalata storica alleggerite dalle suggestive immagini proiettate durante le fasi di delibera.
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